Essere creativo senza averlo deciso prima

Come raccontavo mi capita, per lavoro, di far disegnare le persone: è uno dei modi di dare forma alle loro storie e ai loro processi produttivi e non. Aiuta a fare chiarezza, a unire i puntini, a portarle ad avere nuove intuizioni: il mio compito sta nel metterle in condizioni di essere creative e produttive.
La cosa bella che ho scoperto è che superati i timori iniziali, tutti, indipendentemente da ruolo ed età, si attivano e si rendono conto sul serio di essere creativi risolutori di problemi.
Contemporaneamente mi sono accorta che la creatività può fare paura. La si associa a grandi artisti o a grandi innovatori, ma quando si tratta di cercarla noi, quella creatività, preferiamo rinunciare ancora prima di cominciare. Ci hai fatto caso? È che affrontare lo sviluppo che sta dietro il processo creativo, sia a livello personale che a livello aziendale, significa uscire dalla comfort zone e avventurarsi nell’incertezza che è quella cosa che la maggior parte delle persone cerca di evitare.
È mai capitato nella tua azienda che qualcuno mettesse da parte una buona idea, per paura dell’ignoto o peggio ancora di un rifiuto?
Per fortuna come dimostra lo studio Cornell, non basta un rifiuto a fermare il processo creativo, anzi. Essere stati respinti non fa altro che confermare la bontà della teoria che ci ha fatto sentire incompresi e liberarci dalla necessità di essere omologati per inseguire invece un percorso non lineare, non usuale. Essere respinti fa del vivere creativamente una scelta e, come tale, mettiamo in conto anche di non essere capiti. Non resta che allenare la resistenza al rifiuto e rassegnarsi al fatto che più l’idea è buona più tempo ci vorrà perché venga accettata.
Meglio così, visto che tutti, non solo grafici e designer, usiamo la creatività per trovare soluzioni e per innovare: meglio essere impermeabili alle pressioni sociali!
Ma che cos’è davvero la creatività?
“La creatività è solo connettere le cose”, diceva Jobs, “non è inventare niente di originale, ma collegare esperienze e idee diverse per sintetizzare cose nuove”.
Una ricerca dell’Institute of Technology della California dimostra appunto che la creatività e l’intelligenza dipendono dalle connessioni fisiche nel nostro cervello: non c’è una zona “dedicata” all’intelligenza, c’è la capacità del cervello di mettere insieme i puntini tra le diverse aree cerebrali e comunicare con altre zone, per esempio collegando le idee ai ricordi, l’intelligenza all’esperienza. Questo sistema di reti del cervello, ci aiuta a pensare in modo più creativo.
Che il carburante della creatività siano le connessioni lo sostiene anche Maria Popova che parla di “creatività combinatoria” – combinatorial creativity: per creare davvero qualcosa di nuovo dobbiamo essere in grado di connettere punti, combinare e ricombinare pezzi e discipline diverse.
Niente è originale, come suggerisce Austin Kleon in Steal Like an Artist le idee vanno “rubate”! Ogni idea nuova è un remix di una o più idee precedenti vale anche per gli scienziati: una nuova scoperta è spesso una connessione di idee che non aveva mai notato nessuno prima e che aggiungerà sapere al sapere, indagare su più campi e ampliare la lista degli interessi, è utile per trovare un punto di vista inaspettato sulle cose.
Sei pronto a scoprire il creativo/la creativa che c’è in te e nella tua organizzazione?
- Metti da parte l’avversione al rischio e la tendenza all’omologazione.
Sperimenta più cose, leggi, esplora nuove opportunità, bastano cose semplici, un viaggio, un hobby, per migliorare l’attività celebrale e la tua rete di connessioni. - Prendi appunti: non è il cervello a ricordare ogni cosa, ma tu che lo aiuti appuntando delle note. Riguardandole avrai a fine giornata un quadro sempre più completo di ciò che ti sta intorno e fare i collegamenti sarà più semplice.
- Rileggi fra le righe della tua routine, come faceva Benjamin Franklin chiediti “cosa ho fatto oggi?”.
Non è difficile raggiungere ottimi risultati e per cominciare basta un piccolo sforzo.
E se serve una mano, scrivimi!
Riferimenti