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14/03/2016

Facciamo ordine con Sabrina Toscani

Ho conosciuto Sabrina Toscani un paio di anni fa al Freelancecamp.

Il suo racconto e la sua intraprendenza mi avevano colpito molto. Così siamo rimaste  in contatto e siccome tra noi ci sono affinità e punti in comune, le ho chiesto di raccontare la sua storia di innovazione dietro l’angolo!

Chi sei? Qual è il tuo ruolo? Che tipo di responsabilità hai? Di cosa ti occupi?

Mi chiamo Sabrina Toscani e sono una Professional Organizer. Sono stata una pioniera di questo settore e tra le prime a portare e aiutare a divulgare questa professione in Italia. Ho fondato Organizzare Italia Srls, di cui sono Amministratore Delegato, e sono co-fondatrice e presidente di APOI, Associazione Professional Organizers Italia.

Aiuto le persone a migliorare le proprie abilità organizzative, ad avere meno sprechi di risorse e maggior soddisfazione nel lavoro, a casa, nella vita.

Sono anche l’autrice di “Facciamo Ordine – in casa, nel lavoro, nella vita” edito da Mondadori.

Puoi descrivermi brevemente come sono strutturati i team con cui sei coinvolta?

Ogni persona dell’associazione ha una propria attività che gestisce in prima persona, poi vengono formati gruppi specifici per singoli progetti. C’è un forte scambio e ricca condivisione di idee, e ognuno è responsabile in prima persona degli impegni che prende. I team in cui sono coinvolta sono veramente tanti, grandi o piccoli che siano, lavoro sempre così.

Con quante persone ti capita di collaborare? Quali mansioni hanno? Che relazione si crea fra voi?

Mi capita di lavorare anche con 40/50 persone. Naturalmente per gestire un progetto di queste dimensioni è necessario creare un piccolo gruppo leader che chiarisca e controlli gli obiettivi e le scadenze. Così il lavoro, poi, può essere allargato ad altre persone, divise a loro volta in gruppi, con un referente. Le mansioni vengono volontariamente scelte da chi decide di unirsi al gruppo di lavoro, e vengono naturalmente chiarite e impostate a seconda dei risultati che si vogliono ottenere.

Quali pensi che siano i punti di forza che ti vengono riconosciuti?

Penso di saper ascoltare le persone e di riuscire a coinvolgerle proprio come vogliono essere coinvolte, ovviamente non è facile, ma cerco sempre di migliorarmi. Le idee chiare e la capacità di sintesi mi aiutano a cogliere, da ciascun confronto, le cose importanti e mi aiutano nel tradurlo in cose pratiche (anche questo ovviamente non è sempre facile!).

Qual è il progetto di “innovazione attraverso le persone” a cui hai lavorato di cui sei più orgogliosa? E quello più sfidante da affrontare?

Per il numero di persone coinvolte e per i risultati ottenuti, l’associazione professionale che ho fondato con due colleghe e amiche, di cui sono presidente, è sicuramente il progetto più grosso.

Siamo riuscite ad attrarre persone entusiaste e appassionate che hanno dato un grande contributo alla crescita della rete e delle idee, attirando a loro volta altre persone con le stesse caratteristiche.

La sfida ora è diventata quella di mantenere alta la passione e la qualità degli associati, e anche quella di aumentare i numeri delle persone che via via partecipano.

Sarà importante calibrare l’apertura alle idee e il coinvolgimento di nuove persone con una struttura solida e ferma. È un equilibrio difficile che va cercato in continuazione.

Che valore ha apportato al sistema: clienti finali e associati per esempio?

Dare l’opportunità alle persone di vivere il proprio sogno professionale è uno dei valori più importanti per gli associati: fare ciò che gli piace e farlo con passione, vedere quelli che l’hanno fatto e capire che c’è la possibilità di farlo ed è concreta.

Ancora più forte è, sui clienti finali, il capire il valore dell’intervento di un professional organizer. È importante infatti capire quanto incide sulla qualità della vita, come aumenta il benessere della persona su dove vive e lavora, come migliora i tempi con cui gestisce la propria giornata, come canalizza le energie e l’attenzione da dedicare alle cose importanti.

I riscontri da parte dei clienti sono sempre molto positivi e aumentano la nostra motivazione a continuare il percorso e perseguire la nostra visione.

Che tipo di approccio hai usato? Hai seguito delle intuizioni?

Direi che ho seguito e seguo sempre delle intuizioni, ma poi cerco di non rimandare troppo il confronto con la realtà per capire se quell’intuizione ha un fondamento e può portare cose buone, o se invece non rappresenti solo uno spreco di risorse. Da una parte mi butto, ma dall’altra sono anche piuttosto cauta… cerco di trovare un equilibrio.

Se dovessi immaginarlo come un percorso, di quali tappe e di quali persone è fatto?

L’immagine potrebbe essere questa: all’inizio mi trovo da sola in mezzo ad un campo e girandomi vedo molte strade diverse. Ne imbocco una e, sempre sola, mi confronto con ciò che trovo nel mio cammino. Poi comincio a incontrare alcune persone, donne per lo più, con cui parlo e condivido. Inizia la salita, ma non sono più da sola. Ora faccio meno fatica, anche se il percorso diventa più impegnativo. La forza e l’energia si autoalimentano e io vedo sempre più chiaramente cosa c’è in fondo alla strada, e scopro via via quali sono le tappe in mezzo.

Qual è stato il momento in cui hai capito che quell’approccio stava funzionando? Puoi descriverlo?

Direi che non c’è stato un momento preciso, mi sono accorta pian piano che così funzionava e ho cercato di vedere cosa potesse essere migliorato per farlo funzionare sempre meglio. Ci sto ancora lavorando 🙂

 Cosa o chi ti ha aiutato?

Mi ha aiutato avere un chiaro, chiarissimo, importante obiettivo professionale e mi ha aiutato incontrare persone belle, eticamente, professionalmente e umanamente.

Qual è la parte che hai trovato più complicata da gestire? E come l’hai risolta?

Prendere continuamente decisioni può essere estenuante, a volte l’energia cala e l’ottimismo rischia di andarsene. Allora capisco che ho bisogno di una pausa. Sto cercando di capire come evitare di ritrovarmi così esausta, e la meditazione mi sembra possa essere una valida risposta (oltre che le ferie! ;-).

Ti sei ispirata a qualcuno o a qualche processo organizzativo?

La professione del Professional Organizer è nata negli USA e io ho studiato molto il loro mercato e le loro fonti. Per quanto riguarda invece l’impostazione dell’associazione di cui parlavo sopra e anche della mia azienda, non mi sono ispirata a nessuno in particolare. Cerco di fare un potpourri di buoni esempi.

Avevi mai fatto una cosa del genere prima?

No.

Come ti ha migliorato questa esperienza?

Sto lavorando ancor più intensamente sul mio percorso personale.

Quali risultati ha portato?

In termini umani ho conosciuto molte persone valide, soprattutto professionalmente, che poi sono diventate anche amiche. 

In termini professionali aver dato vita a una mia idea e continuare a farlo di giorno in giorno, è estremamente soddisfacente.

In termini economici vedo l’azienda e il settore in continua e costante crescita.

 L’hai condivisa con altri? Se sì, come?

Quotidianamente.

Cos’è cambiato nelle tue competenze?

Credo di aver scoperto delle doti di leadership che non sapevo di avere, e sto cercando di coltivarle. Inoltre ho acquisito sempre più sicurezza e autorevolezza nel mio campo.

Chiudi gli occhi: come e cosa miglioreresti qui e ora nel tuo lavoro?

Vorrei delegare di più.

Se dovessi spiegare a un bambino cos’è la creatività cosa gli diresti?

Il momento di silenzio in cui il pensiero è leggero e libero di muoversi come gli pare,

senza paletti e senza ingombri. Un cassetto vuoto e pulito

dove puoi metterci quello che ti pare, che ti piace e che ti interessa.

Completa la frase: l’innovazione è…

Sognare ad occhi aperti, stendere un piano di battaglia e uscire allo scoperto per vedere l’effetto che fa!