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02/02/2016

Innovazione dietro l’angolo: Stefano Busolin

Mi sono resa conto “all’improvviso” di conoscere davvero tante persone che giorno dopo giorno, con tenacia, scelgono di mettersi in gioco, coinvolgendo e supportando gli altri a dare il meglio di sé e a vivere le proprie gratificazioni.

Queste persone sono degli innovatori, persone che continuano a scegliere di intraprendere questi percorsi, giorno dopo giorno.

Ho chiesto ad alcuni di loro di raccontarsi e di condividere le storie di “innovazione dalle persone”, piccole o grandi che siano, che li hanno coinvolti, perché siano di ispirazione per gli altri.

Si leggono tante storie di innovatori, magari famosi, ma ci è quasi impossibile immedesimarci. Ho pensato che invece ci fosse bisogno di alcune “storie dietro l’angolo”, così ho deciso di usare questo blog come strumento di ispirazione di massa 🙂


Il primo racconto è di Stefano Busolin. Lo conosco almeno da cinque anni durante i quali abbiamo avuto tanti momenti di confronto. Sono stata orgogliosa testimone del percorso che ha intrapreso. Quello che ne è scaturito l’ha raccontato lui, rispondendo alle mie domande.

Buona lettura.

Chi sei? Qual è il tuo ruolo? Che tipo di responsabilità hai? Di cosa ti occupi?

Stefano Busolin, sono presidente di Ascotrade S.p.a., ho un ruolo operativo, ho la responsabilità che tipicamente è in capo a un legale rappresentante di una azienda.

In azienda seguo prevalentemente tutte le attività legate all’area commerciale (marketing, comunicazione, area vendite) e presiedo il Consiglio di Amministrazione.

Puoi descrivermi brevemente come è strutturato il team con cui sei coinvolto?

Il mio team attualmente è composto da 10 persone: ogni lunedì mattina alle 9.00 ci ritroviamo per pianificare/monitorare le attività da svolgere.

Fin dall’inizio è stato un appuntamento concepito con l’idea di abbattere il “muro del ruolo” e l’obiettivo di stimolare la partecipazione e il senso di responsabilità per le cose da fare.

Con quante persone ti capita di collaborare? Quali mansioni hanno? Che relazione si crea fra voi?

Sono 10 le persone con cui sono a più stretto contatto, i ruoli sono diversi, vanno dal Direttore Generale, alla Segreteria, ai Quadri che, a loro volta, gestiscono i team dei loro settori. Abbiamo lavorato molto sull’aspetto relazionale negli ultimi cinque anni e oggi mi sento di dire che le persone si sentono più responsabili, più mature, non hanno più “timore” dei loro colleghi, si confrontano fra loro serenamente e, di conseguenza, sono più aperti e disponibili ad affrontare i momenti di difficoltà.

Quali pensi che siano i punti di forza che ti vengono riconosciuti?

Delega, stimolo, coinvolgimento, determinazione.

Qual è il progetto di “innovazione attraverso le persone” a cui hai lavorato di cui sei più orgoglioso?

È il percorso che ci ha portato a passare da essere un gruppo a essere una squadra, che è stato anche il progetto più sfidante che ci sia capitato.

Ci sono due i momenti che considero fondamentali in questo passaggio: l’affrontare un percorso di coaching che ci ha permesso di mettere a fuoco i punti di forza delle persone  del team, aiutandole a conoscersi a vicenda, quindi a migliorare i rapporti fra loro. Il secondo, invece è la partecipazione ad un corso residenziale di leadership esperienziale che ci ha permesso di acquisire consapevolezza e competenze per far emergere la leadership personale di ognuno.

Il percorso intrapreso, oltre ai vantaggi alle persone direttamente coinvolte che valore ha apportato al sistema?

Bisogna considerare che questa azienda fino al 2003 operava in un mercato monopolistico. Il lavoro fatto in questi anni ci ha aiutato a comprendere meglio il valore della concorrenza. Ha significato mettersi in gioco, adattarsi alle situazioni che cambiano, mettere i clienti al centro.

Il passaggio da squadra a team ha migliorato le performance, la contaminazione adesso è rivolta ad altri team, questo ci aiuta a essere più efficienti al nostro interno, quindi più competitivi e innovativi. Lasciami fare un esempio concreto: come spesso accade nelle aziende, i progetti nascono da intuizioni di singoli o più raramente, dal contributo dei componenti delle diverse aree presenti in azienda. Per Ascotrade il 2016 ha segnato un cambio di passo: tutti i progetti che saranno realizzati nel corso dell’anno sono il frutto di un lavoro di team che ha coinvolto per settimane tutte le aree. Immaginate incontri e riunioni dove tutti portano idee e contributi, senza pregiudizio alcuno, idee che nascono, che muoiono, che vivono e che infine vengono concretizzate e realizzate. Semplice da descrivere complesso da fare, basti pensare alla naturale competizione che esiste in ogni azienda. Ecco, direi che incanalare questa naturale propensione alla competizione e fare in modo che diventi un obiettivo comune, di team, è la grande sfida che ci sta aiutando a raggiungere prima del solito gli obiettivi per essere competitivi, efficienti e innovativi.

Che tipo di approccio hai usato? Hai seguito delle intuizioni?

Considero il team fondamentale per realizzare i progetti. La situazione che avevo trovato non mi piaceva: le persone non lavoravano insieme e ognuno teneva la porta del suo ufficio chiusa. Un giorno sono passato e le ho aperte tutte.

Poi mi sono lasciato consigliare da professionisti esperti, io ci ho messo curiosità e testardaggine.

Se dovessi immaginarlo come un percorso, di quali tappe e di quali persone è fatto?

Prima abbiamo individuato dei professionisti che ci hanno aiutato in fasi diverse. In fase iniziale mi è stato detto che se mi fossi messo in gioco prima di tutti avrei dato l’esempio. Siamo partiti da qui.

La contaminazione è stata lenta e a tratti faticosa. Il supporto, i consigli e il lavoro dei professionisti è stato fino ad oggi fondamentale.

Qual è stato il momento in cui hai capito che quell’approccio stava funzionando? Puoi descriverlo?

In verità si è trattato di un percorso ad ostacoli, piccoli cambiamenti, alti e bassi, come succede in famiglia. Non c’è un momento preciso dove l’ho capito, ci sono stati nel tempo alcuni episodi che mi hanno fatto capire che le cose stavano cambiando. Ovviamente il lavoro non termina mai, la crescita di ognuno di noi passa per un lavoro quotidiano di messa in discussione.

Cosa o chi ti ha aiutato?

Mi ha aiutato certamente la mia determinazione, ma questo non basta se non hai dei validi professionisti al tuo fianco.

Qual è la parte che hai trovato più complicata da gestire? E come l’hai risolta?

Fare capire al mio team che dovevano essere loro i protagonisti, vincere la paura del cambiamento, mettersi in gioco, prendersi le responsabilità.

Di recente sono rimasti colpiti da una mia frase, ho detto loro: “Bisogna che le cose avvengano, non aspettare che succedano”, era un semplice stimolo a fare. Ecco, direi che la cosa tuttora più complicata da gestire è fare sì che le cose accadano. Come l’ho risolta? Con l’esempio.

Ti sei ispirato a qualcuno o a qualche processo organizzativo?

Direi di no. Non ne avevo esperienza.

Avevi mai fatto una cosa del genere prima?

No.

Come ti ha migliorato questa esperienza?

Essere il leader di riferimento è difficile, impegnativo. Questa esperienza mi ha insegnato che bisogna sempre sapere valorizzare le persone, che ognuno è portatore di qualcosa.

Quali risultati ha portato?

L’equilibrio. Detta così può sembrare una parola arida, invece per me racchiude una marea di sensazioni, come la sicurezza, che a sua volta genera rispetto, convinzione, adattabilità.

L’hai condivisa con altri? Se sì, come?

L’ho condivisa con pochi amici imprenditori, raccontando a loro come si può cambiare nella propria impresa mettendosi in gioco in prima persona.

Cos’è cambiato nelle tue competenze?

La capacità di gestire un gruppo di collaboratori, valorizzando ognuno secondo le sue caratteristiche. Ho imparato a gestire i problemi con più calma, senza reagire d’istinto.

Chiudi gli occhi: come e cosa miglioreresti qui ed ora nel tuo lavoro?

Premesso che sono orgoglioso di come il mio team si sia messo in gioco in questi anni, dobbiamo essere sempre disponibili a metterci in gioco, adattandoci ai cambiamenti che in azienda avvengono di frequente, questo vorrei.

Se dovessi spiegare ad un bambino cos’è la creatività cosa gli diresti?

Creatività è fare quello che gli altri non fanno.

Completa la frase: l’innovazione è…

Mettersi in gioco!

Grazie 🙂