La mia storia
Ogni individuo è unico e ha il diritto di esprimere il suo talento e le sue potenzialità.
Questa è l’affermazione che, più di molte altre, esprime il mio modo di sentire. Perché? Perché io per prima, molti anni fa, ho avuto difficoltà a esercitare questo diritto e a scoprire la mia vera strada.
Non ci credi? Continua a leggere…
Finito il liceo ho iniziato l’università senza una chiara idea di quello che volevo fare. Sbagliare e andar per tentativi fa parte dell’essere giovani, ma io ho voluto sbagliare in grande: ho scelto chimica, una facoltà che con me c’entrava solo in parte … mi vedevo come una manager della “chimica sana che avrebbe salvato il mondo.”
Chi lavora con me lo sa bene: ho un grande senso del dovere. E così ho iniziato ad accumulare esami e insoddisfazioni. Ma, arrivata a 25 anni, non ce l’ho più fatta: quella non ero io. E così ho mollato tutto.
Nel frattempo avevo iniziato a collaborare come orientatrice professionale in un Informagiovani: dovevo aiutare i ragazzi a districarsi tra i diversi percorsi scolastici e lavorativi. Poiché avevo vissuto in prima persona gli effetti di un errore di autovalutazione, è stato facile e naturale sentirmi a mio agio in questa nuova veste.
Trovavo grande soddisfazione a fare scoprire i punti di forza di chi mi stava di fronte e a orientarlo nelle sue decisioni. E se fosse stato quello il mio vero destino?
Ho anche deciso di riaprire il libretto universitario, questa volta come studentessa di sociologia.
Dopo la laurea e un master in Sistemi e tecnologie della comunicazione (avevo “il pallino” delle risorse umane e della comunicazione interna), mi sono inserita come business coach e tutor d’impresa alla Fondazione la Fornace dell’Innovazione di Asolo, focalizzandomi in particolare sui temi della leadership, delle risorse umane e della comunicazione organizzativa.
Ma nella vita le strade a direzione unica non sono la norma: nel frattempo avevo scoperto che ero molto brava a comunicare con le immagini, a raccontare storie ed emozioni attraverso le foto. Che fare dunque? Assecondare questo slancio artistico o proseguire lungo la via del business?
Alla fine, non ci crederai, ma ho fatto e l’uno e l’altro. No, non sono la consulente tutta d’un pezzo che nel tempo libero dipinge all’acquerello. Sono riuscita a sposare il mio lato razionale con quello creativo in una sintesi tutta nuova e speciale. Quando i sentieri giusti non ci sono, bisogna crearli, no?
Ho deciso di integrare il mio percorso formativo con specializzazioni in storycoaching (ho una certificazione dell’International Coaching Federation) e formazione esperienziale; ho approfondito anche temi come la comunicazione visiva, l’intelligenza sociale ed emotiva e la neuroleadership. Nel 2009 ho fondato Sintonia Creativa.
Con Sintonia Creativa ho messo la creatività a servizio dell’innovazione.
Oggi sono una facilitatrice aziendale e una learning designer e mi occupo di processi organizzativi per l’innovazione quotidiana.
Cosa significa in pratica? Che aiuto le aziende a…
… generare una cultura e dei comportamenti favorevoli all’innovazione. Molte aziende affermano di “cercare talenti”. Invece il talento c’è già, è diffuso, è in ognuno di noi: deve solo incontrare un ambiente che sia capace di coccolarlo e punzecchiarlo, per convincerlo a manifestarsi.
… co-creare processi organizzativi che stimolino le persone al cambiamento. Chi mi chiama deve essere disposto a mettersi in gioco!
… rendersi autonome (e rendere autonomi i dipendenti) nell’assecondare i cambiamenti organizzativi e le evoluzioni del mercato. Hai presente i consulenti-quasi-dipendenti che intrecciano con l’azienda relazioni così inossidabili da non avere mai fine? Ecco, io non sono una di quelli.
… scardinare abitudini poco funzionali alla collaborazione. Non basta un libero talentuoso a far vincere una squadra. E se tutti giocano contro tutti perché ognuno vuol fare goal per conto proprio, la partita si fa veramente dura.
… imparare a gestire riunioni e meeting con efficacia. Efficacia per me significa concretezza. E infatti io, per prima, amo raccontare storie di vita vissuta: mi sentirete spesso dire “ho visto…” oppure “ho sentito…” piuttosto che “le ricerche xyz ci insegnano che…”. Ecco perché nei miei interventi utilizzo strumenti che si guardano e si toccano: sono ideatrice di Creography e di Changegame, due metodi per innovare eventi e processi aziendali attraverso il gioco, la sperimentazione di scenari concreti e la generazione di alternative.
Ho finalmente raggiunto la mia meta? Scherzi? La strada è ancora lunga! E nel mio futuro credo proprio che ci sarà… il futuro. Confrontandomi con persone e realtà diverse mi sono resa conto che ho la capacità di connettere le informazioni che mi regala il presente per proiettarmi in ciò che è ancora da venire. Un po’ come in quei giochi dove unisci i puntini nell’ordine corretto e poi ti compare un disegno: diciamo che sono molto veloce ad unirli, questi puntini, e riesco a capire di cosa si tratta ancora prima di essere arrivata alla fine. Dove mi porterà questo? Per ora sto approfondendo la futurologia e i suoi strumenti: scenario planning, forecasting, back casting… In un momento così pieno d’incertezza come quello attuale, un’occhiatina alla sfera di cristallo la daremmo tutti volentieri, non credi?