Influenzatori e srotolatori di paesaggio
L’altra sera stavo chiacchierando con un amico che era stato a New York per un breve viaggio di lavoro.
Siamo entrambi appassionati di questa città, ne abbiamo disquisito per un po’ arrivando alla conclusione che sia un bel posto per andarci una volta ogni tanto, ma non per viverci stabilmente. Una metropoli ricca di occasioni speciali, dal trovarci a fare Yoga a Times Square come è successo a me o dal ritrovarsi coinvolti per caso in eventi collettivi di Improv Everywhere come è successo a Marco.
Dopo una permanenza a New York City tornare a casa in una cittadina di provincia può non essere entusiasmante anche per chi ha una vita ricca di opportunità, amici e un lavoro che piace. Attorno a noi vediamo molti coetanei che fanno fatica a trovare un loro senso, il contesto è complesso. Siamo anche in un periodo storico in cui non si fa che dire che l’Italia non sia un posto per giovani (e con la gerontocrazia che dilaga questo dubbio sale spesso).
Ma non c’è solo questo, attraverso il web continuo a scoprire che c’è fermento:
sento parlare Ilaria Capua, Gianluca Dettori, scopro Giorgia Petrini, ascolto Annibale D’Elia (che già conoscevo da una precedente esperienza lavorativa), conosco giovani imprenditori ricchi di passione e capacità, persone curiose che si mettono in discussione. Posso usufruire e condividere i video di www.ted.com o alcune presentazioni trovate sul www.slideshare.com, posso usare Facebook in maniera costruttiva, posso condividere le mie riflessioni attraverso un blog e leggere a mia volta quelle di altri.
E’ possibile scoprire cosa stiano facendo i nuovi leader, entrare in contatto con gli influenzatori e venirne contaminati . In passato avrei considerato questo termini con accezione negativa, ora non più. Me ne sono resa conto proprio ieri, grazie a Twitter: un mio articolo è stato condiviso da una persona giudicata “influente” da un motore di ricerca e da lì ho aperto nuovamente il file metaforico in cui sono iniziate le mie riflessioni su networking ed il territorio.
Le carte in tavola si possono cambiare: più innovatori influenti si mettono in gioco, più noi alziamo lo sguardo e non crediamo solo a ciò che ci viene raccontato ma cominciamo a sperimentarci, più scopriremo che “Si può fare!” Sembra strano, ma, se l’uomo è ancora sulla terra significa che l’evoluzione funziona, forse siamo in un momento di sbandamento, ma siamo impostati e cablati a livello cerebrale per la sopravvivenza della specie.
Non possiamo permetterci di stare al balcone ed aspettare, tantomeno giocare a Risiko, servono atti intenzionali, aperture di varchi. Il muro di Berlino stesso non è caduto per decisioni prese dall’alto, ma per l’evoluzione di una situazione che stava velocemente cambiando: “qualcuno, e ancora oggi non si sa esattamente chi sia stato, dette l’ordine ai soldati di ritirarsi”.
Mi torna in mente una vacanza in montagna di qualche anno fa. Mentre eravamo per i sentieri e sembrava di essere vicini alla meta ad un certo punto sbucava una curva che ci faceva realizzare che il punto di arrivo fosse più lontano di quello che pensavamo. Abbiamo così coniato l’espressione “srotolatori di paesaggio”: degli uomini che man mano che la gente cammina preparano lo sfondo e la strada. (Col senno di poi è una visione che ben si adatta alla fisica quantistica).
Se tutti noi diventassimo degli srotolatori di paesaggio, mettendoci d’accordo e coordinandoci attorno a visioni comuni potrebbero accadere sempre più grandi cose, abbiamo più da perderci a non fare nulla che a correre il rischio di mettersi in gioco, è inutile continuare a battere la testa di fronte al muro di un vicolo cieco.
Armiamoci di coraggio, la strada è ancora un po’ in salita, non si vede bene la meta, il laghetto di montagna attorno al quale potersi ritemprare e godersi il paesaggio secondo le mie sensazioni è ad una distanza ragionevole. Non tutti ce la faranno, chi è pessimista, chi è disfattista, chi non crede in sé e nelle proprie capacità, chi utilizza le proprie energie per lamentarsi in continuazione o per cercare scorciatoie, ha meno possibilità, anzi può essere una zavorra per tanti gli altri. E se cominciassimo a fare il contrario come Nelson Mandela ci suggerisce?
Da dove partire? Un’idea potrebbe essere di diventare Gamechanger: